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Iraq. L'isola italiana della buona sanità  in mezzo alla guerra

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Due buone notizie arrivano dal Kurdistan iracheno. La prima è che c'è oggi qualche speranza in pi๠per tutte le persone che hanno bisogno di un trapianto di midollo. La seconda è che questa speranza in pi๠esiste grazie all'intervento del governo italiano che, tramite l'AICS ha stanziato fondi per appoggiare l'Hiwa Cancer Hospital di Sulaymanyya, dal punto di vista delle attrezzature mediche, ma soprattutto del know how, inviando medici italiani, luminari nel settore dei trapianti di midollo.

 

Nel Kurdistan iracheno la talassemia è quasi il doppio rispetto alla media del resto del mondo: questo accade per motivi genetici (soprattutto per matrimoni tra consanguinei). Poiché fino allo scorso anno in tutto il Paese non esisteva un ospedale per il trapianto di midollo, molte famiglie tentavano di far curare i bambini all'estero, in particolare in India e in Turchia, dove un intervento costa cifre assurde per il 99 per cento della popolazione.

Dallo scorso anno, l'Hiwa Cancer Hospital di Sulaymanyya, centro medico pubblico e gratuito, specializzato in oncologia e oncologia infantile, è diventato l'unico ospedale del Paese in grado di trattare i casi pi๠gravi di leucemia e talassemia, tramite trapianto midollare.

 

Per aiutare l'ospedale, che si trova nel Governatorato di Sulaymaniyyah, AVSI e il Governo Italiano hanno messo in piedi un progetto davvero importante per curare, in dieci mesi, almeno 100 bambini con problemi oncoematologici e per dare supporto a chi lavora per la diagnosi e la cura delle leucemia.

 

L'accesso alle cure mediche. La situazione è peggiorata con il conflitto. E' un momento non facile per la Regione Autonoma del Kurdistan: nel Governatorato di Sulaymaniyyah sono ospitati quasi 200 mila sfollati interni, scappati dalla guerra. Le milizie Daesh sono presenti in alcune zone del territorio e l'esercito iracheno, insieme con le truppe Peshmerga, è quotidianamente impegnato in azioni belliche per liberare le città  e i villaggi occupati.

 

Oggi, l'Hiwa Hospital apre ogni giorno le sue porte a circa 400 pazienti, dei quali un terzo sono sfollati: intere famiglie che vivono in campi organizzati o che hanno trovato rifugi di fortuna in zona urbana e che hanno nell'Hiwa una delle poche possibilità  di cure gratuite.

 

Il progetto. Nonostante la guerra e gli investimenti in operazioni militari, abbiano sensibilmente ridotto il budget statale disponibile, il Governo Regionale Curdo e il governo centrale di Baghdad hanno messo la parte hard dei finanziamenti, proprio perché riconoscono la valenza internazionale del progetto. A febbraio è entrato in gioco il Governo italiano che ha firmato con la fondazione AVSI un supporto soft dal punto di vista finanziario (circa 270 mila euro) ma che impegna tanto know how.

 

L'inaugurazione ufficiale è avvenuta il 10 maggio con una visita della nuova console Italiana nel Kurdistan iracheno, Serena Muroni, assieme ad una delegazione dell'AICS di Beirut, con il direttore Gianandrea Sandri, le autorità  sanitarie del Kurdistan e numerosi media locali.

 

I medici italiani stanno facendo un lavoro encomiabile: arrivano da diversi ospedali e fondazioni e sono specializzati in oncologia infantile, oncoematologia e trapianti del midollo osseo. Da un anno stanno affiancando il team di chirurghi, infermieri e tecnici curdi per trasmettere loro le conoscenze e le competenze necessarie per la diagnosi e la cura di leucemie e talassemie. L'obiettivo è sviluppare un centro di eccellenza in una delle zone pi๠improbabili al mondo. La sfida è dare una possibilità  di accesso a questo tipo di cure in una zona di guerra. I pazienti trapiantati sono già  32 e l'Hiwa Cancer Hospital ha stilato un fitto calendario di operazioni sino al prossimo dicembre.

 

Fonte: Repubblica.it