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Libano: un libro racconta la storia italiana della Tomba di Tiro

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Dal giorno di maggio del 1937 quando fu scoperta, al 1939 quando fu trasportata al Museo nazionale di Beirut, dagli anni bui della guerra civile durante i quali rimase allagata nei sotterranei dell'edificio colpito dai bombardamenti, fino alla rinascita, con il ritorno dei suoi affreschi allo splendore originale grazie al restauro finanziato dalla Cooperazione italiana: l'incredibile storia della Tomba di Tiro, costruita vicino a questa località  del sud del Libano durante l'impero romano, rivive in un libro presentato dal ministro della Cultura libanese, Gaby Layoun, e dall'ambasciatore italiano, Giuseppe Morabito.

La tomba, con una base di 6,30 metri per 5,40 e un'altezza di 3,40 metri nella parte pi๠elevata, risale al Secondo secolo dopo Cristo, apparteneva ad una famiglia nobile mai identificata e conteneva una ventina di scheletri quando fu casualmente scoperta da un pastore nella località  di Burj el Shemali. "Tiro, dove Roma ha lasciato la sua immagine indelebile, ha conservato molti esempi di arte romana, ma questo è certamente uno dei pi๠spettacolari monumenti ritrovati in Libano", ha affermato il ministro Layoun.

L'intera tomba, con i muri affrescati su temi della mitologia greco-romana e i loculi sottostanti, fu trasportata a Beirut poco prima della seconda guerra mondiale da una squadra coordinata dall'architetto inglese Henry Pearson. Ma nei 15 lunghi anni della guerra civile libanese (1975-1990), il Museo si ritrovಠsulla 'linea verde' del fronte tra Beirut Est e Ovest e fu parzialmente distrutto. La Tomba di Tiro, posta nei sotterranei, venne allagata e gli affreschi subirono gravi danni a causa dell'umidità . 

Nel 2009 la Direzione generale per le antichità  libanese chiese la collaborazione dell'ambasciata italiana per elaborare un progetto di restauro che fu approvato quell'anno stesso e finanziato con 256mila euro dalla Cooperazione italiana. I lavori, condotti in tre periodi di due mesi ciascuno sotto la direzione di Giorgio Capriotti e con la collaborazione di restauratori italiani e libanesi, hanno permesso di 'riportare alla vita' gli affreschi che rappresentano vari miti dell'aldilà , da Achille che restituisce le spoglie di Ettore al padre Priamo a Plutone che rapisce Proserpina, a Ercole, nella sua 12/a fatica, con la clava e Cerbero al guinzaglio.

Al restauro si è accompagnata la realizzazione di un progetto museografico dell'architetto Antonio Giammarusti realizzato nell'area davanti all'entrata della tomba in collaborazione con la curatrice del Museo, Anne-Marie Maila Afeiche, che prende in considerazione l'intera storia del monumento. "L'arte e la storia della Tomba di Tiro - ha detto l'ambasciatore Morabito - ora sono qui per essere ammirate e rispettate. Il nostro passato è pi๠vicino e trasmette a noi e alle generazioni future il messaggio importante che la cultura e l'arte sono tesori dell'Umanità  intera".