Bankitalia sulla coesione: previsti più fondi per l’Italia, con quattro regioni “declassate”

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La Banca d’Italia, in un'audizione alla Camera davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue commenta la previsione di un aumento dei fondi della politica unionale di coesione per il nostro Paese, prevista nella prima proposta della Commissione per la politica di coesione per il settennato post-2020. La prospettiva era nota dallo scorso anno, ma l’audizione del 3 aprile scorso l’ha sottolineata con approfondite analisi.

 

Nel Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'Unione europea - ha sottolineato Paolo Sestito, responsabile del Servizio struttura economica della Banca d'Italia - “l'ammontare stanziato per le politiche di coesione è in riduzione, ma per l’Italia è in aumento di circa il 6% rispetto al 2014-2020”. L'Italia dovrebbe (condizionale, il negoziato è in corso) aggiudicarsi più risorse grazie a un nuovo metodo di calcolo di alcuni criteri di classificazione, che premieranno le regioni italiane a discapito di quelle dell'Europa orientale.

 

Sestito ricorda anche che la proposta della Commissione registra “un declassamento di quattro regioni italiane. Due passano da in transizione a meno sviluppate (Molise e Sardegna), mentre Umbria e Marche da più sviluppate verranno classificate in transizione”. Nei casi di Sardegna, Molise e Umbria il relatore di Bankitalia attribuisce il declassamento ad una “performance economica relativamente peggiore rispetto alla media europea” (ndr.: probabilmente sulla base del semplice PIL); nel caso della Regione Marche, invece, “influisce anche il previsto ampliamento della fascia delle regioni in transizione”.

 

Secondo il relatore della Banca d’Italia il nostro Paese presenta una tradizionale carenza a livello di imprese (“poco innovative”) e di amministrazioni pubbliche, “meno capaci di proporre progetti innovativi laddove i finanziamenti sono attribuiti in base a bandi”. La carenza è riscontrabile soprattutto nei campi della ricerca e delle infrastrutture. Nel caso dei finanziamenti per la ricerca e l’innovazione, viene avanzato l’esempio di Horizon 2020. Riusciamo a ottenere come Paese una quota di finanziamenti relativamente contenuta e in alcuni casi molti ricercatori scelgono di utilizzare i fondi in strutture che non fanno capo al nostro Paese. È una questione di cui tenere conto - rileva Sestito - non solo e non tanto in sede di contrattazione, ma anche in sede di definizione delle politiche interne.

 

La traccia dell’audizione è consultabile cliccando qui