Cooperazione italiana in Somalia, migrazione e sviluppo
Il Comitato Direzionale della Dgcs ha approvato lo stanziamento di un contributo di 718.389 euro in favore del Programma €Migration for Development in Africa€ (Mida), gestito dall'Oim e che mira a valorizzare il ruolo dei migranti ai fini dello sviluppo dell'Africa, con configurazioni diverse a seconda del profilo dei migranti e dei Paesi coinvolti. La Cooperazione italiana ha già finanziato una prima fase del Programma a favore della Somalia, conclusasi nel 2012.
L'iniziativa è stata elaborata a seguito di consultazioni con la diaspora somala del precedente progetto, che ha contribuito a valorizzare il ruolo delle donne somale in Italia per la stabilizzazione e riabilitazione del loro Paese, nonché a valutare la loro capacità di creare reti per creare e sostenere iniziative sociali attuabili nel Somaliland. Dopo aver creato una partnership tra migranti e soggetti nel Paese d'origine con la prima fase, si intende ora dare il via a iniziative di co-sviluppo o creazione di partenariati per la Cooperazione decentrata.
Il programma dovrebbe sostenere 10-15 iniziative della diaspora e per promuovere la produzione su piccola scala e le filiere produttive di base nel settore rurale e 3-5 iniziative riguardanti la salute e l'assistenza medica in centri di salute materno-infantile in campi ed aree ad alta percentuale di sfollati. Il contributo sarà a valere sul Decreto Missioni 2013.
Anche in considerazione dei recenti sviluppi politici e degli storici legami che legano l'Italia al Corno d'Africa, le Linee Guida della Cooperazione italiana allo sviluppo 2013-2015 hanno confermato lo status di Paese prioritario alla Somalia, Paese che, negli ultimi venti anni, ha beneficiato di quasi 270 milioni di euro di contributi a dono.
La strategia della Cooperazione italiana nei confronti della Somalia si è sinora basata su un triplice approccio: di sostegno alla popolazione (attraverso programmi di emergenza o comunque concentrati nei settori di maggiore impatto, a cominciare dal sanitario); di supporto alle istituzioni federali governative, con programmi di capacity building e sostegno alla ricostruzione; di advocacy e coinvolgimento della comunità internazionale (sia a livello di singoli donatori che di Ue e di organizzazioni internazionali).
Tale strategia, sinora essenzialmente realizzata attraverso il canale multilaterale, si prefigge di accompagnare in maniera concreta il passaggio dagli interventi di emergenza a quelli di sviluppo di medio periodo.