L'Italia in campo per la sanità  pubblica palestinese

Stampa

Contribuire allo sviluppo della sanità  pubblica palestinese e, attraverso il miglioramento delle condizioni di vita, favorire la distensione tra i popoli in Medio Oriente. Queste la finalità  del progetto di cooperazione italo-palestinese promosso dalla Seconda università  di Napoli (Sun). In collaborazione con altri atenei e istituzioni scientifiche, i docenti della Sun si occuperanno della formazione di medici e ricercatori che operano in Cisgiordania sulle nuove tecniche di laparoscopia ed endospcopia mininvasiva.

Il progetto sviluppa e aggiorna una precedente esperienza svolta negli ultimi tre anni e ha un costo di un milione di euro, finanziato per il 70% dalla Direzione generale per la Cooperazione e lo sviluppo del ministero degli Esteri e per il 15% dall'Autorità  palestinese e dalla Sun. "E' una tappa nel processo che porterà  all'attuazione dell'intesa siglata a Roma nel 2009 - spiega il ministro plenipotenziario e Direttore generale della Cooperazione e dello Sviluppo del ministero degli Esteri, Giampaolo Cantini - con il quale si è costituito l'organismo intergovernativo bilaterale. Sono occasioni in cui prende vita concretamente il cosiddetto sistema Paese, grazie al coinvolgimento di università , aziende, centri di eccellenza e degli interventi di cooperazione".

L'iniziativa riguarderà  i cinque ospedali pubblici palestinesi (Hebron, Nablus, Jenin, Beit Jala e Gerico) e prevede corsi di formazione in loco, momenti di e-learning a distanza e stage del personale medico palestinese nei centri di eccellenza italiani.