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Italia-Libano: Risico, si chiude il progetto finanziato dalla Farnesina

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Si chiama Risico ma non ha nulla a che vedere col noto gioco da tavola: è il sistema per la previsione del rischio di incendi elaborato dall'Italia e ora operativo in Libano e adottato dalla protezione civile locale al termine di un progetto finanziato dal ministero degli affari esteri di Roma. L'obiettivo del progetto, iniziato a ottobre 2010 e concluso nei giorni scorsi, del costo totale di 440.000 euro, è di rafforzare il sistema locale di previsione degli incendi rurali e forestali.

Risico, che sta per "Rischio incendio e coordinamento", è il programma previsionale per la valutazione delle condizioni favorevoli all'innesco e alla propagazione degli incendi. Elaborato circa dieci anni fa dalla Fondazione Cima, consente di determinare e prevedere con modelli matematici il pericolo potenziale degli incendi. Permette inoltre l'elaborazione quotidiana di un bollettino di rischi, stimandoli su un arco temporale utile per le 24/72 ore successive. Il programma è stato presentato a Beirut in presenza, tra gli altri, di Riccardo Smimmo, primo consigliere dell'ambasciata d'Italia in Libano, di Raymond Khattar, direttore generale della Protezione civile libanese, di Luigi D'Angelo, responsabile delle relazioni internazionali della Protezione civile italiana, di Franco Siccardi, presidente della fondazione Cima.

Da aprile a settembre scorsi, periodo di alto rischio di incendi, la Protezione civile libanese ha inviato a tutte le municipalità  del territorio nazionale il bollettino, ottenuto dal programma Risico basato su dati statici (carte Gis del governo libanese) e quelli dinamici (condizioni atmosferiche) raccolti dalle 51 centraline, già  presenti sul territorio, dell'Istituto di ricerca agricola libanese. Per tutta la durata del progetto, la protezione civile italiana ha fornito assistenza tecnica alla controparte libanese, ha affidato alla fondazione Cima il compito di applicare il programma, ha inviato esperti della gestione dei rischi e ha coordinato l'intervento del Corpo forestale dello Stato italiano, che a sua volta ha formato il personale libanese.

La forestale italiana ha anche supportato le attività  di campo dell'esercitazione avvenuta a Kefraya,località  nella valle orientale della Bekaa a ridosso dei pendii del tratto meridionale del Monte Libano. Paolo Civile, coordinatore del progetto, ha precisato che il luogo di partenza dell'esercitazione, dove è stato simulato l'innesco dell'incendio, è lo stesso da dove lo scorso 10 ottobre si propagarono le fiamme che in poco tempo distrussero ben venti ettari di terreno. "Con questo progetto - afferma Civile - l'Italia non offre una soluzione per ridurre il rischio degli incendi in Libano, ma offre gli strumenti alle autorità  libanesi per coinvolgere le comunità  locali nell'azione di prevenzione".

Una volta che gli uffici della protezione civile libanese ricevono il bollettino giornaliero di rischi devono, in teoria, allertare la municipalità , le stazioni locali della protezione civile (responsabile dell'intervento anti-incendio nelle zone non urbane) e la polizia. "A tal proposito - riprende Civile - il ministero degli interni, da cui dipendono sia le municipalità  che la protezione civile - si è detto pronto a fornire gli strumenti normativi per rendere obbligatorio l'intervento delle comunità  locali in caso di rischio di incendio". Civile sottolinea inoltre come il Libano, dotandosi del sistema Risico, entra di fatto nella rete della protezione civile europea.