Forum Interistituzionale di Catania, dichiarazione finale

Stampa

Ecco il testo integrale della dichiarazione finale del Forum "Vecchi e nuovi attori nel Mediterraneo che cambia: il ruolo dei popoli, delle regioni, e dei soggetti locali, dei governi e delle istituzioni sovranazionali in una strategia integrata di sviluppo condiviso", che si è tenuto nel mese di dicembre a Catania.

Il testo in 20 punti:

1. Le €œPrimavere Arabe€ e il disagio diffuso presso i popoli mediterranei schiacciati dalla crisi finanziaria internazionale, sono le ragioni ineludibili per rivedere criticamente tutta la Politica mediterranea, al fine di aggiornarla e rilanciarla tenendo conto dei mutamenti  e dei nuovi attori: soggetti locali e società  civili. La crisi ha colpito duramente anche i Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo, inasprendo le contraddizioni di un modello sostanzialmente neo-coloniale e ha prodotto le rivolte spontanee. A tale modello si è in passato riferita la politica dell'Europa, che viene ora messa in discussione dalle svolte determinatesi in quei Paesi, col risultato di un progressivo declino del riferimento "Europa" e dell'emergere di riferimenti nuovi, rappresentati da Paesi che coniugano in un mix vincente modernità  e tradizione. A tale mutato scenario dei rapporti euromediterranei sono possibili risposte diverse, modulabili fra i due opposti poli dell'arroccamento in difesa di un vecchio approccio semplificato non pi๠proponibile e una profonda rivisitazione della tradizionale Politica euromediterranea, che colga i cambiamenti senza paure o indifferenza. Anche perché queste non preservano l'Europa dalla instabilità , dalla scarsità  d'acqua e dalla desertificazione, dall'inquinamento, dal degrado costiero e urbano, etc., ai quali si sommano gli squilibri demografici ed economici tra le due sponde del Bacino, origine delle ondate migratorie e, in definitiva, del fondamentalismo. La crisi che ha colpito duramente le due rive del Mediterraneo impone la rinegoziazione di un €œPiano€ dei popoli e dei soggetti regionali e locali €“ prima ancora che degli Stati - che si affacciano sulle sue sponde, ispirato al "Modello Mediterraneo" da costruire sui valori e i principi dell'umana convivenza, di cui il Bacino rimane il pi๠ricco giacimento. Le nuove aspirazioni dei popoli mediterranei e le loro aspettative nei confronti dell'Europa, dalle quali occorre ripartire e alle quali è urgente rispondere con politiche adeguate, sono una grande opportunità  per individuare strategie comuni che puntino alla democrazia, alla pace ed alla prosperità  condivisa.

2. Il metodo praticato da molti governi europei di delegare a dittature dispotiche il presidio dei territori per arginare il fondamentalismo, ma anche per farne i partner dei grandi affari economici, è una scorciatoia non pi๠percorribile. Occorre ricostruire un'immagine europea in larga misura compromessa, creando rapporti di fiducia e di cooperazione diffusa, presso un'opinione pubblica e società  civili a lungo ignorate e divenute tuttavia protagoniste del processo di democratizzazione. Questo metodo favorirà  tale processo e rafforzerà  le componenti che mirano ad affermare democrazia e diritti civili nel contrastare le forti spinte fondamentaliste. E' inoltre un approccio che valorizza la prossimità , facendone un punto di forza per tutti i soggetti dell'Area nella competizione internazionale che su di essa si concentra.

3. L'Unione Europea non si è finora data una vera dimensione politica, per l'arroccamento degli Stati membri a difesa dei vecchi poteri nazionali, e se ne avvertono le conseguenze soprattutto nell'impotenza a fronteggiare la crisi finanziaria, ma in politica estera è ancora pi๠assente.

4. Le Regioni sono lo snodo in cui la dimensione locale confluisce con gli altri livelli di governance e possono rappresentare e trasmettere all'UE le proposte e l'energia che promana dai territori e dalle specificità  locali, anche attraverso gli strumenti creati per favorire la cooperazione mediterranea, come l'Assemblea dei Parlamenti, l'ARLEM e l'UPM, che altrimenti resteranno scatole vuote prive del consenso e della legittimazione che provengono solo da un diretto collegamento con i territori. Pi๠che da mega-progetti indicati dall'alto, è dal fitto tessuto dei progetti transnazionali di cooperazione e dei partenariati diffusi, finora promossi dalle Regioni, che possono infatti venire i modelli, gli indirizzi e le proposte per riempire di contenuti coerenti ed efficaci le iniziative dei Governi e delle Istituzioni sopranazionali.

5. La nuova politica mediterranea va rilanciata incrementando e organizzando meglio i contributi dal basso, per integrare l'iniziativa intergovernativa rivelatasi da sola insufficiente. Come dimostra la confluenza nel Forum di Catania di tanti soggetti eterogenei, a partire dalle società  civili protagoniste del cambiamento della Riva Sud, fino alle istituzioni dell'UE, tutti possono fornire il loro contributo alla costruzione di una rinnovata €œComunità  Mediterranea€, condividendo una strategia integrata di Bacino.

6. Si attira l'attenzione sui rapidi mutamenti geo-politici ed economici in corso nel mondo, con il riposizionamento del Mediterraneo nello scenario che vede spostarsi verso Sud il baricentro  dell'economia mondiale e che dovrebbe indurre l'Europa a rivolgersi verso di esso. Invece, dopo le aspettative suscitate dalla Conferenza di Barcellona nel 1995, l'interesse dell'UE per la frontiera Sud, malgrado la crescente criticità , si è andata affievolendo nei confronti dell'iniziativa verso Est, soprattutto sotto l'aspetto delle dotazioni finanziarie.

7. La €œComunicazione€ della Commissione Europea del 25 Maggio 2011 su €œUna nuova strategia di fronte ad un vicinato in mutazione€ lasciava ben sperare circa l'adeguamento di tali dotazioni, ma la precisazione del 7 Dicembre u.s. conferma l'inadeguatezza degli strumenti, frutto di una sostanziale e non modificata indifferenza. La Commissione Europea finanzia oggi con pochissimi punti percentuali del proprio bilancio i programmi destinati al Mediterraneo e mantiene rapporti quasi esclusivamente bilaterali con i singoli stati piuttosto che creare una multilateralità  mediterranea, che favorirebbe l'integrazione.

8. Anche l'Unione per il Mediterraneo, voluta nel 2008 e dilatata fino ai paesi nordici e mitteleuropei si è limitata sinora, senza nessun finanziamento aggiuntivo, a preparare alcuni mega-progetti proposti dalle grandi imprese con l'avallo dei governi.

9. Ciಠnonostante le Regioni, con i fondi quasi residuali destinati ai Programmi della Cooperazione territoriale transnazionale (meno del 2% degli stanziamenti dei Fondi Strutturali) e della Politica  di Prossimità , hanno ottenuto importanti risultati: duemila progetti presentati sui bandi dei principali programmi ( MED, ENPI etc.) con oltre diecimila partner transnazionali (4/6 per ciascun progetto fra università , imprese, associazioni, enti locali, camere di commercio, etc.) con un'alta percentuale di idoneità  giudicata da rigidi nuclei  di valutazione, ma solo qualche centinaio finanziati e realizzati con gli esigui fondi disponibili. Quindi un'ulteriore delusione verso un'Europa avara che promette, sollecitando investimenti e lavoro comune, ma non mantiene le promesse se non in minima parte. Questi soggetti che hanno creduto nell'Europa, non vanno ulteriormente delusi €“ soprattutto quelli della Sponda Sud €“ assicurando intanto l'immediato rifinanziamento per tutti i progetti già  giudicati idonei.

10. Infatti, è proprio su questa rete, già  consistente, che bisogna puntare per infittirla e costruire su di essa, dal basso, con i partenariati diffusi, una Politica mediterranea dei territori, dei Soggetti regionali e locali e delle società  civili, multilaterale e sostitutiva di quella €“ fallita- dei protocolli intergovernativi.

11. Si puಠancora in tal modo ravvivare anche l'Unione per il Mediterraneo, che appare, dopo 3 anni e mezzo dalla sua costituzione, un contenitore vuoto privo di consenso e visibilità , poiché i progetti ispirati dai governi europei e da talune grandi imprese risultano estranei alle realtà  economiche e sociali dei territori interessati.

12. Per imprimere una spinta risolutiva allo sviluppo del Mediterraneo non basta neppure aver costituito l'ARLEM come luogo di incontro annuale dei rappresentanti regionali e locali, ma occorre un forum permanente di tutti gli attori veri all'interno degli Stati, un tavolo intorno al quale si concertino i programmi comuni e si mobilitino progetti e risorse, cioè una strategia integrata mediterranea di bacino. Proprio come quella già  attivata nel Baltico, sulla quale anche l'UE sta puntando e che il Forum Interistituzionale Mediterraneo di Catania ha dimostrato come possibile.

13. Si costruisce cosଠil modello di sviluppo alternativo, da offrire per il superamento della crisi di altri modelli, estranei ed imposti €“ e per questo rigettati €“ rivelatisi effimeri, ma il cui fallimento rischia di travolgere soprattutto le popolazioni pi๠deboli a partire da quelle mediterranee, aggredite dalla speculazione e dalla disoccupazione.

14. Occorre mobilitare una grande convergenza politica per sollecitare maggiore attenzione per il Mediterraneo, sostanzialmente dimenticato dall'UE dopo la conferenza di Barcellona, e co-decidere  concretamente le conseguenti misure legislative, soprattutto finanziarie: a) L'Obiettivo 3 €“ Cooperazione Territoriale della Politica di Coesione, va portato almeno al 10% dello stanziamento complessivo, dall'attuale 2% e va prevalentemente destinato alle Regioni dell'Area,  con una piena interoperabilità  con gli altri Obiettivi e i Programmi della Politica di Coesione e con gli strumenti della Politica di Vicinato. b) La Politica di Prossimità  verso i Paesi del Mediterraneo va considerata il veicolo principale per ristabilire un rapporto forte di fiducia e di cooperazione con le popolazioni divenute protagoniste, dopo le delusioni e le diffidenze suscitate dai rapporti bilaterali privilegiati con le dittature abbattute e dall'assenza di politica estera dell'UE. Ciಠcomporta un adeguamento delle dotazioni di bilancio, soprattutto dei programmi di cooperazione territoriale a dimensione multilaterale (almeno 10%) €“ come CBC EMPI MED €“ e la liberazione dalle gabbie chilometriche che ne hanno quasi vanificato l'efficacia nel Mediterraneo, nonché la possibilità  di integrare gli interventi della Coesione interna all'UE con quelli della Prossimità , considerando che con la Sponda Sud €“ resa omogenea dalla democrazia €“ si deve realizzare l'estensione della politica di coesione e di convergenza , con la condivisione di tutto , salvo le Istituzioni.

15. Dovranno altresଠessere valorizzati gli strumenti per l'attuazione delle attività  transnazionali, prima di tutto i GECT istituiti con il Reg.to 1082/2006, che vanno aperti al pi๠presto ad una larga partecipazione della Sponda Sud, come in parte già  proposto dalla Commissione in sede di modifica del Regolamento. Vanno infine favorite trasversalmente in ogni politica le strategie integrate di bacino che, come nel Baltico, mettono al lavoro intorno allo stesso tavolo tutti i livelli di governance ed i soggetti capaci di contribuire allo sviluppo, per elaborare un piano comune mediterraneo, finora impedito dalla bilateralità  dei rapporti. Ciಠanche per rafforzare con proposte dal basso l'Unione per il Mediterraneo.

16. Per meglio focalizzare e raggiungere questi obiettivi, potrà  risultare assai efficace un coordinamento stabile, una struttura leggera permanente anche nell'ambito del Segretariato dell'Unione per il Mediterraneo, che dovrà  per questo avvalersi di un congruo numero di esperti regionali distaccati e con almeno uno dei vice-segretari aggiunti espresso dalle Regioni.

17. Alle Regioni ed ai popoli mediterranei proponiamo di far parte di una Comunità  di territori da rendere sempre pi๠vicini ed omogenei, pur rispettando e valorizzando la ricchezza delle diversità , per costruire insieme pace, democrazia e sviluppo condiviso, partendo da una Rete delle Reti costituita dal coordinamento di tutte le Reti Mediterranee già  operanti, orientate da indirizzi strategici comuni e condivisi, monitorata da un organismo trasversale comune.
In questo quadro le migrazioni vanno viste ancora una volta come opportunità  di crescita non pi๠affrontate solo nell'ottica della sicurezza e della diffidenza reciproca.

18. All'Unione Europea proponiamo di favorire la multilateralità  dei partenariati, investendo quanto richiede la nuova situazione mediterranea, con programmi di prossimità  sempre pi๠simili ed integrati con quelli di coesione, cogestiti nell'ambito della strategia di Bacino.

19. Il Mediterraneo potrà  cosଠriproporre ed offrire ancora una volta all'Europa e al mondo un modello di sviluppo, alternativo a quello che ha prodotto la crisi con la speculazione finanziaria internazionale, fondato sul territorio e sugli altri valori presenti nel Bacino, come la famiglia, le religioni,  le comunità  locali, la solidarietà , la creatività , i diritti umani, le libertà  civili, armonicamente coniugate con l'innovazione e la competitività , non fine a se stessa ma al servizio dell'Uomo.

20. Si propone infine che nella primavera 2012, prima  dell'inizio del semestre di Presidenza di Cipro del Consiglio dell'Unione Europea, si svolga in Sicilia una Conferenza interistituzionale mediterranea come seconda edizione di quella di Catania, volta a verificare lo stato di maturazione della strategia integrata di Bacino per attuarla a partire dal 2013.