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Nuova disciplina generale sulla cooperazione: ecco il parere di Regioni e Province autonome

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Con questo titolo è stato finalmente presentato dal Governo al Parlamento un disegno di legge per la riforma della cooperazione italiana, ancor oggi regolata dalla ormai obsoleta legge n. 49 del 26 febbraio 1987. La proposta è attualmente all'esame della Commissione esteri del Senato, in sede referente, ed il relatore è il sen. Giorgio Tonini del PD, che da anni segue anche questa materia e già  in passato aveva presentato validi disegni di riforma.

Al di là  della necessità  di inquadrare correttamente la cooperazione promossa dalle Regioni e dagli enti locali, in generale il disegno di legge (si veda sul sito del Senato l'A.S. n. 1326) è sostanzialmente positivo: aggiorna la cooperazione ai cambiamenti del mondo nell'ultimo quarto di secolo, introduce meccanismi pi๠snelli e funzionali, delega le funzioni tecniche ed amministrative ad un'apposita Agenzia, politicamente e programmaticamente controllata da ministero degli esteri, che diviene €œministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale€, prevede anche un viceministro per la cooperazione, ripristina un comitato interministeriale di indirizzo (opportuno anche per assicurare il coordinamento tra i diversi dicasteri), apre al ruolo attivo di tutte le pubbliche istituzioni, sia centrali che periferiche, degli enti pubblici e università , delle organizzazioni non lucrative (ONG) ed anche dei privati con finalità  di lucro, ma solo per la loro partecipazione a fini di cooperazione. Infine raccorda opportunamente la cooperazione nazionale con quella comunitaria e con gli organismi internazionali.

Tuttavia, come anticipato, il disegno di legge rimane insoddisfacente per quanto concerne l'importante contributo della cooperazione decentrata. Per questo motivo la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 10 aprile scorso ha espresso il proprio parere negativo, condizionandolo all'accoglimento di puntuali proposte di modifica.

Innanzitutto la Conferenza propone che la cooperazione allo sviluppo sia definita €œparte integrante€ non solo della €œpolitica estera€, che costituzionalmente  è competenza esclusiva dello Stato centrale e quindi verrebbe escluso ogni ruolo autonomo delle regioni e degli enti locali, ma pi๠complessivamente delle €œrelazioni internazionali€. Poi essa propone una sostanziale riformulazione dell'articolo che tratta la cooperazione decentrata e gli accordi di partenariato in cui si sostanzia, richiamando le potestà  di legislazione concorrente che la costituzione attribuisce alle regioni in materia di relazioni internazionali e con l'Unione europea, definendo in positivo cosa esse e gli enti locali possono fare e la loro facoltà  di avvalersi non solo dell'Agenzia, ma anche di altri soggetti del loro territorio dotati di specifiche esperienze. Infine chiede che quando si debbano programmare iniziative di cooperazione decentrata anche un rappresentante della Conferenza possa partecipare al Comitato interministeriale per la cooperazione.